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Quali dunque le categorie della scrittura, si domanda con pregevole ansia l'autore di questo libro? Egli conclude sin dall'inizio che l'opera non può essere che aperta, mutevole, in movimento come l'essere umano, nel tempo e nello spazio. Appare qui tutto un mondo di intenzionalità, di soggettività, di linee essenziali del visto, e di punti di fuga che si perdono all'infinito, nei meandri del cuore e dell'occhio. Può lo scrittore avere una visione oggettiva del reale? Può questa visione essere complessiva? Quale rapporto ha essa con l'immaginazione? Quale la percentuale di soggettività? Ecco allora spuntare, per Mario Iazzolino, il senso di un realismo soggettivo.